Adsumus, Sancte Spiritus Preghiera di invocazione allo Spirito Santo per un'assemblea ecclesiale di governo o di discernimento (quindi sinodale)
Siamo qui dinanzi a te, Spirito Santo: siamo tutti riuniti nel tuo nome. Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme. Non permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia, non ci faccia sviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia, perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità. Lo chiediamo a Te, che agisci in tutti i tempi e in tutti i luoghi, in comunione con il Padre e con il Figlio, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Narrativa 2021-2023
Sapienziale 2023-2024
Narrativa 2025
La fase narrativa è costituita da un biennio in cui viene dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Nel primo anno (2021-22) vengono rilanciate le proposte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale Ordinaria; nel secondo anno (2022-23) la consultazione del Popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’Assemblea Generale della CEI del maggio 2022.
La fase sapienziale è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio. In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della CEI, le Istituzioni teologiche e culturali.
La fase profetica culminerà, nel 2025, in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).
MOMENTO DI RIFLESSIONE PER L’INIZIO DEL PROCESSO SINODALE Sabato 9 ottobre 2021 - Aula Nuova del Sinodo
Un cordiale benvenuto a tutti. Saluto tutti i battezzati che oggi si uniscono attorno a
Lei, Santo Padre, ed ai loro Pastori, in questo processo sinodale di tutta la Chiesa.
Non solo quanti sono qui presenti o che ci seguono via Zoom, perché impediti dalle
restrizioni imposte dall’attuale situazione pandemica – un pensiero particolare ai cari
fratelli e sorelle dell’Asia e dell’Oceania costretti a stare a casa: vi sentiamo vicini e
vi portiamo nel cuore – ma anche a quanti, punti di contatto per il processo sinodale
nelle diocesi o semplici fedeli, ci seguono in diretta grazie ai servizi forniti da
Vatican Media e VaticanNews.
Il feedback che abbiamo ricevuto dopo la pubblicazione del Documento preparatorio,
è una conferma che sono tante le persone nel mondo che amano il Signore, la Sua
Chiesa e l’umanità. Altrimenti come si può spiegare l’entusiasmo che sta generando
questo Suo appello, Santo Padre, per una Chiesa sinodale? Sono profondamente
convinto che per molti di loro, non si tratta di un’adesione emotiva, attratti dal sogno
di una Chiesa Sinodale! Qui, siamo di fronte ad un moto generato dallo Spirito Santo
che è già all’opera e ci precede in questo cammino tutto da scoprire.
Percepisco la difficoltà di alcuni fratelli e sorelle che si sentono ancora incerti e
hanno paura di fronte a questo cammino, volutamente lasciato aperto quanto alle
“cosiddette” decisioni da prendere. Mi rivolgo fraternamente a loro dicendo: non
abbiate paura di farci sapere le vostre paure. La Segreteria del Sinodo è qui anche per
ascoltare le vostre perplessità e i vostri timori: possono essere salutari per questo
processo sinodale.
Benvenuti quindi anche a voi, in questa casa paterna e materna. Paterna perché è il
Padre che per mezzo dello Spirito ci sta convocando per seguire Gesù. È poi casa
materna perché la Chiesa è madre che stende le braccia per offrire a tutti la sua
tenerezza. La Chiesa è così una famiglia. E in quanto famiglia, sono certo che il
vincolo di amore – che permette ad ogni famiglia di vivere e rimanere unita, e di
riconoscersi famiglia anche nei momenti di incomprensione o nella paura – saprà
preservare la nostra unità quali membri della famiglia di Dio.
Card. Mario Grech
Omelia di Papa Francesco
Un tale, un uomo ricco, va incontro a Gesù mentre Egli «andava per la strada» (Mc 10,17). Molte volte i Vangeli
ci presentano Gesù “sulla strada”, mentre si affianca al cammino dell’uomo e si pone in ascolto delle domande
che abitano e agitano il suo cuore. Così, Egli ci svela che Dio non alberga in luoghi asettici, in luoghi tranquilli,
distanti dalla realtà, ma cammina con noi e ci raggiunge là dove siamo, sulle strade a volte dissestate della vita.
E oggi, aprendo questo percorso sinodale, iniziamo con il chiederci tutti – Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e
religiosi, sorelle e fratelli laici –: noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e
condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite,
preferiamo rifugiarci nelle scuse del “non serve” o del “si è sempre fatto così”?
Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada
dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per
avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi.
Incontrare. Il Vangelo si apre narrando un incontro. Un uomo va incontro a Gesù, si inginocchia davanti a Lui,
ponendogli una domanda decisiva: «Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?» (v. 17). Una
domanda così importante esige attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla
sua inquietudine. Il Signore, infatti, non è distaccato, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui.
È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli
sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la
vita. E il Vangelo è costellato di incontri con Cristo che risollevano e guariscono. Gesù non andava di fretta, non
guardava l’orologio per finire presto l’incontro. Era sempre al servizio della persona che incontrava, per
ascoltarla.
Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non
nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per
incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione –
questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione –, a quello che lo Spirito vuole
dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle
domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca.
Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla
storia dell’altro. Mentre talvolta preferiamo ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza – lo
spirito clericale e di corte: sono più monsieur l’abbé che padre –, l’incontro ci cambia e spesso ci suggerisce vie
nuove che non pensavamo di percorrere. Oggi, dopo l’Angelus, riceverò un bel gruppo di persone di strada, che
semplicemente si sono radunate perché c’è un gruppo di gente che va ad ascoltarle, soltanto ad ascoltarle. E
dall’ascolto sono riusciti a incominciare a camminare. L’ascolto. Tante volte è proprio così che Dio ci indica le
strade da seguire, facendoci uscire dalle nostre abitudini stanche. Tutto cambia quando siamo capaci di incontri
veri con Lui e tra di noi. Senza formalismi, senza infingimenti, senza trucco.
Secondo verbo: ascoltare. Un vero incontro nasce solo dall’ascolto. Gesù infatti si pone in ascolto della
domanda di quell’uomo e della sua inquietudine religiosa ed esistenziale. Non dà una risposta di rito, non offre
una soluzione preconfezionata, non fa finta di rispondere con gentilezza solo per sbarazzarsene e continuare
per la sua strada. Semplicemente lo ascolta. Tutto il tempo che sia necessario, lo ascolta, senza fretta. E – la
cosa più importante – non ha paura, Gesù, di ascoltarlo con il cuore e non solo con le orecchie. Infatti, la sua
risposta non si limita a riscontrare la domanda, ma permette all’uomo ricco di raccontare la propria storia, di
parlare di sé con libertà. Cristo gli ricorda i comandamenti, e lui inizia a parlare della sua infanzia, a condividere
il suo percorso religioso, il modo in cui si è sforzato di cercare Dio. Quando ascoltiamo con il cuore succede
questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale.
Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro
cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili,
di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla
stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri.
È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e
linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti,
religiosi e laici, tutti, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte prêt-à-porter, no. Lo
Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo
e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non
insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono.
Ascoltiamoci.
Infine, discernere. L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come
stanno. Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo
gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Vangelo oggi ce lo mostra. Gesù intuisce che l’uomo che ha di fronte è
buono e religioso e pratica i comandamenti, ma vuole condurlo oltre la semplice osservanza dei precetti. Nel
dialogo, lo aiuta a discernere. Gli propone di guardarsi dentro, alla luce dell’amore con cui Egli stesso,
fissandolo, lo ama (cfr v. 21), e di discernere in questa luce a che cosa il suo cuore è davvero attaccato. Per poi
scoprire che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi, ma, al contrario, svuotarsi di sé: vendere ciò che
occupa il suo cuore per fare spazio a Dio.
Èuna preziosa indicazione anche per noi. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento
ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. E la seconda Lettura
proprio oggi ci dice che la Parola di Dio «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetra
fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). La
Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale,
un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un
processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del
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Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli
pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole
condurci.
Cari fratelli e sorelle, buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle
sorprese dello Spirito Santo. Non perdiamo le occasioni di grazia dell’incontro, dell’ascolto reciproco, del
discernimento. Con la gioia di sapere che, mentre cerchiamo il Signore, è Lui per primo a venirci incontro con il
suo amore.
Angolo dell'Ascolto
“Camminare insieme significa ascoltare lo Spirito attraverso le voci di tutti i battezzati, anche fuori dalla Chiesa” Papa Francesco
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